Presso le Saline - sorge l'ottocentesco borgo a circa due chilometri
a sud di Tarquinia Lido e l' Oasi Naturale istituita nel 1980
dal Ministero dell'Agricoltura. Il territorio dell'area protetta,
esteso per circa 170 ettari, copre una fascia litoranea. La sua
istituzione è finalizzata alla protezione dell'ambiente ma anche al
ripopolamento di alcune specie animali sottoposte a studio e ricerca
da parte di organismi pubblici e privati.
L'ambiente delle saline, caratterizzato da una forte salinità
dei suoli e delle acque, ospita un numero di specie vegetali ed
animali relativamente minore di altri ambienti, data la sua
particolarità.
Nelle acque, in cui la salinità talvolta è superiore nettamente a
quella del mare, prospera ad esempio un alga dal colore rosato, la Dunaliella
salina. La presenza di elevate quantità di sali minerali
nell'acqua e nel suolo crea una forte aridità, chimica più che
climatica, che consente la vita solo ad alcune specie vegetali,
dette alofite, cioè piante viventi in suoli salini.
Queste piante devono sviluppare dei sistemi di vita simili a quelli
adottati dalle piante viventi in territori desertici, atti al forte
risparmio d'acqua, quali la creazione di riserve d'acqua (come i
cactus), la riduzione della superficie delle foglie, la loro
impermeabilizzazione mediante uno strato ceroso auto-prodotto,
l'espulsione continua dei sali accumulati mediante ghiandole
apposite.
Nella Riserva dunque troviamo due tipi principali di vegetazione,
quella che cresce sulla duna costiera e quella che vive negli
ambienti della salina.
Sulla duna crescono soprattutto graminacee e piante diverse che
costituiscono un manto erboso perenne; tra di esse ricordiamo la Phragmites
australis, l'Eryngium maritimum ed il candido giglio
marino (Pancratium maritimum). Nell'ambiente iperalino, cioè
fortemente salino, della zona retrostante la duna costiera, troviamo
soprattutto delle piante succulente, quali la Suaeda fruticosa
e l'Inula chritmoides, la Salicornia europaea e la Sarcocornia perennis.
Sebbene si tratti di un ambiente salmastro, la riserva si
presenta come un'area umida di grande valore naturalistico, in cui
sono presenti diverse specie di uccelli, stanziali e di passo.
Tra di essi ricordiamo la garzetta (Egretta garzetta), l'airone
cinerino (Ardea cinerea), il fenicottero rosa (Phoenicopterus ruber),
il Cavaliere d'Italia (Himantopus himantopus) e la sgarza ciuffetto
(Ardeola ralloides).
Nutrita la colonia di anatidi e di gabbiani; questi ultimi si
giovano anche della vicina discarica di Tarquinia con i suoi
rifiuti.
Ma numerose altre sono le specie di uccelli che frequentano
l'ambiente umido e quello limicolo, trovando protezione e rifugio
nella Riserva, poco frequentata dall'uomo.
Tra i mammiferi presenti si citano l'istrice (Hystrix cristata), la
volpe (Vulpes vulpes), la puzzola (Mustela putorius), il tasso (Meles
meles) ed il raro gatto selvatico (Felis silvestris).
Adiacente alla Riserva della Salina di Tarquinia sono gli scavi
di Graviscae, Gravisca, il porto principale della Tarquinia etrusca,
città a forte vocazione commerciale e marinara.
L'emporio che sorgeva nel porto era frequentato da naviganti e
mercanti provenienti da tutti i paesi del Mediterraneo, ma
soprattutto dai Greci che, grazie alla lungimiranza e tolleranza
etrusca, vi possedevano un santuario.
Le dediche rinvenutevi ci attestano l'esistenza del culto di Apollo:
tra queste un cippo d'ancora in pietra con dedica al dio da parte di
un famoso mercante dell'antichità, Sostratos di Egina, ora
conservato al Museo Archeologico di Tarquinia.
L'impianto delle saline, in cui erano impiegati numerosi carcerati,
è stato realizzato all'inizio del secolo scorso (1805) dal Governo
Pontificio: è costituito da cinquanta vasche la cui profondità
progressiva facilita l'evaporazione dell'acqua di mare e la
successiva creazione dei cristalli di sale, costituiti in prevalenza
da cloruro di Sodio.
Dopo l'Unità d'Italia l'impianto passò al Governo Italiano che dal
1862 aveva istituito il regime di monopolio per la produzione e
vendita del sale, in vigore sino agli anni '70; attualmente è
proprietà del Ministero delle Finanze e la visita è consentita
solo contattando detto dicastero.
E' comunque possibile osservare la Riserva e le specie animali da
fuori, mediante un binocolo, costeggiando le reti di recinzione.